È esattamente quello che mi propongo di fare elencandoti i 6 motivi principali per NON andare a Pai.
① È tranquilla
Scordati il traffico claustrofobico di Bangkok e Chiang Mai, metti nel cassetto la musica sparata a tutto volume e i sederi sculettanti e schiamazzanti delle strade di Patong. Pai è un villaggio e del villaggio ha la tranquillità e i toni pacati.
Non dovrai cercare in valigia i tappi per le orecchie per isolarti dai party che si protraggono fino a notte inoltrata, non dovrai scavalcare corpi aggrovigliati a terra residui cadaverici dell’ennesimo full moon party, né fare lo slalom tra le venditrici di rane di legno e i tuk tuk che si offrono di portarti ovunque tu voglia.
Sia chiaro, Pai non è la spiaggia segreta di The Beach, la meta segreta di cui si pronuncia a bassa voce il nome per tenere lontani i turisti, esattamente il contrario: è una delle mete più gettonate dai backpacker, con una particolare predilizione per quelli “alternativi” che girano a piedi scalzi e fumano uno spinello dietro l’altro parlando di spiritualità a suon di musica reggae. Pai è straturistica. Ma un turismo di norma gentile ed educato, di quelli lenti che piacciono a me, dove passi il tempo tra una bancarella di street food e un caffé (ottimo, da queste parti) sorseggiato al tavolino di un bar leggendo un libro. E questo nel cuore di Pai. Perché se poi si decide di prendere una delle tante stradine che si allontanano dalla Walking Street per inerpicarsi lungo la collina, tutto quello che si sentirà sarà qualche frammento di musica in sottofondo che emerge timida tra l’assordante frinire dei grilli e gli scaramantici trombettii dei gechi.
Perciò se cerchi le urla e gli schiamazzi da presbornia, i silenzi arresi e ingloriosi da postsbornia e quegli ispiranti mix di sudore, alcol e inconsapevolezza, sappi che Pai NON è il posto per te. Ripercorri immediatamente a ritroso le 762 curve e precipitati a Patong.
② C’è una grande interazione tra locali e farang
Perciò se sei portatore della sindrome da razza ariana o di quella opposta, che affligge chi si sente perennemente inferiore e tentennante in terra straniera, e se credi che le culture dovrebbero al massimo sfiorarsi ma mai compenetrarsi, sappi che Pai NON è il posto per te. Prenota quindi il primo bus per Chiang Mai, dove ti basterà mettere piede a terra ed entrare in un ristorante locale per sentirti sussurrare alle spalle uno sprezzante “Farang!”.
③ Ha una scena culturale e artistica molto stimolante
E chiunque conosca un po’ la Thailandia sa bene quanto questa sia una rarità. Eccezion fatta per Bangkok, fucina di talenti nascosti, e di Chiang Mai, grazie soprattutto alla sua spumeggiante scena universitaria, si possono passare ore intere a trovare pregi a questo Paese, ma tra essi raramente figurerà l’aspetto culturale.
Ci si innamora di donne, paesaggi e atmosfere mistiche, ma quasi mai della mente thailandese. Tutt’al più dell’assenza di essa, ma questo è un altro discorso. Se amate la musica, la pittura, il cinema e i libri preparatevi a intavolare discussioni molto più simili a monologhi che a dialoghi costruttivi, durante le quali il vostro interlocutore fingerà interesse per una decina di secondi circa per poi sciogliersi in un profondo sbadiglio e dedicarsi al suo iphone.
Pai è diversa. Pai mi ricorda enormemente Byron Bay, in Australia. Ovunque ti giri c’è un negozietto che espone oggettistica artigianale preziosa come gioielli, musica dal vivo quasi ovunque, bar arredati in modo eccentrico e fantasioso, maghi del cucito, della pittura, della scultura, sciamani delle discipline olistiche. Moltissimi bar, guesthouse e ristoranti hanno una piccola libreria e questo, lasciatelo dire, sì che è una gemma rara in Thailandia: i libri sono ovunque. Spesso ti capiterà, mentre mangi un’insalata di quinoa e sorseggi un watergrass juice, di origliare discussioni provenire dal tavolo vicino su come l’energia del pianeta stia profondamente cambiando e del fatto che siamo ormai pronti per un nuovo salto evolutivo. A Pai le persone pensano alto e viaggiano in profondità. Non solo. Pai stuzzica le tue abilità nascoste, invoca il tuo talento e gli offre un microfono. Le serate “open mic” spopolano in questa cittadina adagiata sul fiume omonimo, quasi ogni sera chi lo desidera puo’ pescare nella parte meno esplorata di sé e dare voce al proprio estro, conclamato o presunto tale, accaparrandosi i 15 minuti di notorietà di warholiana memoria. La mia preferita è Spoken Words, la serata organizzata da un minuscolo locale nel centro di Pai, che ogni giovedì sera si riempie di personaggi eccentrici e poetici, che leggono poesie, cantano, narrano di come il mondo potrebbe trovare la strada per la propria rinascita e di come un giorno Shiva si innamorò perdutamente di Parvati.
Perciò se per te vacanza significa spegnere la mente e rilassarla nella totale assenza di stimoli intellettivi, ancora una volta: Pai NON è il posto per te. Ma non preoccuparti, la luna piena e la sua festa a zero QI di Ko Phangan c’è una volta al mese…
④ È circondata da bellezze naturali rigeneranti
Perciò se per te Thailandia significa polmoni saturi di microparticelle, perché l’Asia non è Asia se non è caotica e inquinata, beh senza alcun dubbio Pai NON è il posto per te. Scappa prima che i tuoi polmoni e la tua mente si riempiano di quella cosa pericolosa chiamata ossigeno, che poi non è detto che tu sappia cosa farci.
⑤ È priva dei classici divertimenti thailandesi
A Pai non c’è un cinema. Non ci sono ping pong show, go go bar, karaoke. E mi spiace, no, per il tuo big mac dovrai aspettare, perché qui il McDonald non ha ancora aperto i battenti. Però tranquillo, di sicuro qualche ausilio fumoso non sarà difficile da trovare e soprattutto avrai a ogni angolo di strada la vera icona che fa della Thailandia la Thailandia: il 7-Eleven.
Perciò se vuoi inebriarti della soddisfazione sensoriale veloce, a basso prezzo e che non fa domande che ha reso così famosa la Terra dei Sorrisi fin dai tempi dei divertimenti americani, il suggerimento puoi immaginarlo anche da solo: prenota un albergo vicino a Patpong o una serata allo Zoe di Chiang Mai e scappa a gambe elevate da qui, perché Pai NON è il posto per te.
⑥ È stregata da una maledizione
Una strana e tuttora inspiegata maledizione colpisce il 90% circa dei visitatori: si viene a Pai per una breve gita di qualche giorno e si finisce per restarci un mese o più. Non solo. La maledizione è talmente potente che condanna a tornare in questo sonnacchioso e stregato paesino per anni e anni e anni.
Perciò se sei un nostalgico e le tue radici affondano profonde da qualche altra parte, tieniti lontano da Pai come fosse la peste. Altrimenti fai un fischio, che ci si vede lì.
Non ti ho convinto, eh? Allora cerca qui il tuo hotel per Pai 😉
ThanX
E mi fai risentire quel mix di eccitazione/entusiasmo che mi indica che sto facendo la cosa giusta a tornare in Thailandia… a Gennaio!
Thanks!
kikkolen
… mi sembrava di avere appena detto che NON si deve andare a Pai… 😉 ma infatti, tu non sei mica a canarie!
clach
Volevo complimentarmi per l'articolo sulla meditazione al tempo dell'Ipad, ma non è possibile farlo sul lop.. cmq Pai rimane un angolo di Paradiso, anche se non c'è più il negozio Apple Pai..almeno spero ci sia ancora Good Life
http://clach.wordpress.com/2012/01/29/1-quellangolo-di-pairadiso/
kikkolen
ciao grazie mille per i complimenti! credo che per commentare sulop tu debba essere iscritto, ma forse l'opzione "commenta su fb" ti dà modo di farlo anche senza il login..
non conosco l'apple pai, ma good life c'è ancora, ma purtroppo senza altalena 🙂 c'è un secondo good life fuori dal centro dove hanno aperto una bellissima biblioteca/libreria e insegnano le tecniche di fermentazione.
che bello il tuo sito, ho dato un'occhiata fugace ma mi riprometto di tornarci su, hai girato tantissimo! se ho capito bene scrivi per mestiere, dove sei adesso claudio?
clach
scusami ho visto la tua risposta al mio commento solo adesso 🙁
ho un po’ di roba da leggere sul tuo blog, ci sentiamo tra un anno e mezzo 🙂
Simona
Ahah come tra un anno e mezzo!! 😀
Alessandra
Favoloso articolo
Sei stupenda 😉 ci vediamo a Pai ?
Simona
Grazie Alessandra! Eh purtroppo a Pai non ci sono più, sarebbe ora di ritornare… Se vai fai un fischio!
Pai Canyon dove arrivano i backpakers | Verticali dal mondo – Handstands around the World
[…] titolo di curiosità vi linko questo articolo della blogger Simona Camporesi dal titolo “6 motivi per NON andare a Pai” (leggetelo […]
Annamaria Della Rocca
Si intuisce che sei una grande viaggiatrice, grazie x tutta la chiarezza che ha dato l’articolo.
Mio figlio è in giro in moto da quelle parti, ero smaniosa di notizie che stenta a darmi e mi sa che cerca proprio quella minima fusione tra occidente e oriente a cui tu accennavi nei 6 punti.