Perché viaggiare rende il mondo migliore

Viaggiare rende le persone migliori e un mondo fatto di persone migliori è un mondo migliore

Nessuno me ne voglia se comincerò con una banalità. Purtroppo io amo le banalità, soprattutto quando sono vere.
Perciò eccola qui:
Fare un viaggio e fare una vacanza sono due cose profondamente diverse.
Una banalità di quelle forti, anche un po’ spocchiosa se vogliamo, un luogo comune trito e ritrito. Ma l’essere scontata non trasforma una verità in una non-verità.

La differenza che c’è tra un viaggiatore e un turista è più o meno quella che c’è tra chi fa sci d’acqua e chi fa immersioni: il primo resta sulla superficie dell’acqua, il secondo ci entra dentro. Chi ha fatto almeno un Viaggio nella sua vita sa che quello che dico è vero e che non si tratta di una distinzione trascurabile. Prima o poi  ne scriverò in modo approfondito, perché da sempre è argomento che mi sta a cuore, ma per lo scopo di questo articolo sarà sufficiente prenderlo come un assioma: il viaggio e la vacanza sono due cose completamente diverse. Fare una vacanza può avere tanti benefici: permette di vedere posti nuovi, aiuta a distrarsi, regala tempo per sé e la propria famiglia, riduce lo stress. Fare una vacanza, però, non rende migliori le persone. Viaggiare invece sì, e ora vi spiego perché.

Viaggiare allarga la mente

Alle Fiji la famiglia “naturale” è spesso una famiglia allargata: i bambini vengono cresciuti dalla comunità e alla loro educazione contribuiscono anche altri genitori.

La prossima volta che vi trovate di fronte a una persona che si mostra:
  • intollerante;
  • categorica nei giudizi;
  • manichea;
  • fobica del “diverso” in ogni sua forma…
… provate a indagare se nella sua vita ha viaggiato oppure no. È molto probabile che scoprirete che non si è mai mosso dal suo paese, o che lo ha fatto per periodi molto brevi da turista. Chi viaggia davvero si addentra nelle culture altrui, batte sentieri accidentati che conducono a personaggi fuori dalle righe, si relaziona con storie, tradizioni, mondi e significati diversi dai propri. Si lascia rapire dalla diversità. Chi viaggia impara in fretta che il mondo è un caleidoscopico, caotico, contraddittorio e affascinante teatro di esperienze e conoscenze. Chi si avventura lungo itinerari poco battuti, ci passa del tempo, interagisce con i locali e tenta di capire una cultura che non gli appartiene, sa bene che quello che è normale per un italiano può non esserlo affatto per un thailandese. Che va benissimo credere al matrimonio, alla famiglia, al celibato dei preti, al proprio dio. Quello che invece non va bene è vestire le opinioni di sacralità e oggettività, trasformandole in affermazioni perentorie del tipo “questo è naturale” o “è così che deve funzionare”. Dire ad esempio che è naturale la monogamia è come dire che è naturale guidare a destra: significa semplicemente scordarsi che fuori da casa propria esiste un mondo che la pensa in modo completamente diverso dal nostro. O non saperlo affatto.
Una persona che viaggia difficilmente sarà intollerante, rigida nei giudizi, chiusa e paurosa dell’altro, ma sarà propensa a vedere la complessità delle persone e delle situazioni, a percepire le sfumature, a cogliere la bellezza della varietà e delle incongruenze.

Viaggiare aiuta a crescere

Una donna laotiana mentre secca l'erba che verrà usata per fare le caratteristiche scope thailandesi.

Una donna laotiana mentre secca l’erba che verrà usata per fare le caratteristiche scope thailandesi.

Confrontarsi con mondi e culture diverse da quelle a cui siamo abituati è come pagare le rate di un corso accelerato di vita. Non si impara solo a conoscere il mondo, ma anche se stessi. Viaggiare permette di scoprire cose di sé che si ignoravano, o che esistevano solo in potenza. Spesso scopriamo di essere persone diverse da quelle che credevamo. Non migliori o peggiori, solo diverse. Un proverbio cinese dice che chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita. È vero. È talmente vero che riadattarsi alla vita che si faceva prima di partire spesso è difficile, talvolta persino doloroso. Ricordo ancora la sensazione di  estraniamento quando, dopo 9 mesi di vita nomade e destrutturata passati in Australia, rimisi piede in Italia. E anche se riabituarmi a camminare con le scarpe e smettere di usare i bagni pubblici per lavarmi i denti siano stati processi tutto sommato veloci e indolori, quella sensazione in un certo senso non mi ha più abbandonata.

 

Viaggiare aiuta a capire la differenza tra importante e superfluo

C’è un articolo molto carino che vi consiglio di leggere: La metafora dello zaino, ovvero l’arte di prepararsi alla vita. In questo articolo Will Francesco Grandis dice che la vita è come uno zaino dalla capienza limitata che costringe a scegliere: ciò che è importante  troverà posto, quello che non lo è resterà fuori. È lo stesso principio che dovremmo applicare alla nostra vita. Siamo tutti abituati a pensare che ci occorrano tutta una serie di cose per essere soddisfatti, ma viaggiare aiuta a capire che la maggior parte di ciò che riteniamo indispensabile è solo un gingillo superfluo. Un peso evitabile.
Ho la fortuna di essere sempre stata poco attaccata agli oggetti, e più invecchio meno attaccamento ho. Non ho mai posseduto un’auto mia, non ho mai avuto interesse per gli ultimi modelli di cellulare o ipad, non ho mai chiuso gli occhi di fronte all’albero di natale sperando di vedere spuntare da sotto una manciata di aghi una borsa di Louis Vuitton. E anche se qualche volta esagero, perché magari una strizzatina d’occhio alla tecnologia in certi casi potrebbe avere la sua utilità, posso in tutta onestà dire che le cose davvero fondamentali nella mia vita, quelle a cui non potrei mai rinunciare, sono davvero poche. Lo stesso vale per le comodità: viaggiare costringe a rinunciare (almeno temporaneamente) a comodità che sembravano fondamentali, permettendo così di scoprire che fondamentali non lo sono affatto.
Il viaggio è un grande maestro zen: aiuta concentrare l’attenzione sulle cose importanti e a lasciarsi alle spalle il superfluo, aiuta a fare pulizia nella propria vita e nella mente, rendendole entrambe più leggere. Questo non significa che si debba rinunciare a tutti gli oggetti superflui. Ma ristabilire la differenza tra necessario e accessorio, tra indispensabile e utile, tra irrinunciabile e trascurabile, beh sì, questo farebbe bene a tutti.

Viaggiare aumenta la creatività

Ci vuole molta creatività per reinventarsi come venditrice al luna park!

Viaggiare fa uscire dalla propria zona di comfort.Da ciò che pensavamo di essere, dal nostro orticello sicuro.
Viaggiare allarga la visuale, mostrando non più ciò che siamo sempre stati ma ciò che potremmo essere.
Viaggiare aiuta la mente a uscire dagli schemi usuali attraverso cui vede e interpreta il mondo, perché quegli schemi funzionavano nel vecchio contesto mentre in quello nuovo non sono più di alcuna utilità. La mente impara così a interpretare la realtà (e se stessi, di conseguenza) in un modo nuovo, meno filtrato e quindi più “vero”.
Confrontarsi con nuove realtà e frequentare altri viaggiatori (quindi altre persone fuori, a loro volta, dalla zona di comfort) aiuta ad allargare la prospettiva, ideare nuovi progetti, escogitare nuove soluzioni a vecchi problemi.
Ecco perché il mondo ha bisogno di più viaggiatori.
Qui in Thailandia è prassi che ogni ragazzo che si affaccia all’età adulta diventi monaco e passi un anno in un monastero per studiare e avvicinarsi a dio. Lo trovo meraviglioso. Dovrebbe esistere qualcosa di simile anche per il viaggio.
Le famiglie dovrebbero spronare i propri figli a uscire di casa appena possibile e a prendersi un anno sabbatico per viaggiare, consapevoli che il mondo è grande, e ricco, e prezioso, e che occorre vedere ciò che esiste fuori per stare meglio dentro. E gli stati dovrebbero aiutare questo anno formativo dei propri giovani creando dei fondi di finanziamento a fondo perduto per consentire loro di avventurarsi fuori ad annusare odori nuovi, toccare superfici diverse, posare gli occhi su forme e paesaggi sconosciuti, gustare sapori insoliti, udire suoni mai uditi prima. Così da tornare persone più ricche e cittadini migliori, in grado di dare un contributo prezioso alla crescita del proprio paese e della propria cultura nel rispetto di quella degli altri, in una prospettiva paritaria di arricchimento reciproco e mai, mai di supremazia, giudizi e scale interpretative di “migliore-peggiore”.
Mi sono fermata a 4 punti, ma potrebbero essere molti di più. Tu quali aggiungeresti? Scrivilo nei commenti!
 

Un commento

  1. Vladimiro Benvegnu'

    La Thailandia…..
    35 anni fa….
    Un viaggio…..cominciato in ottobre dopo 4giorni sono restato con 100 Milà lire
    Sono tornato con 100 dollari a Pasqua.
    Ho vissuto in tutte le abitazioni dalle palafitte di bambù ai barconi che solcano il fiume giallo
    Ma la cosa che più mi piace ricordare è che nn ho mai sentito un bambino piangere.
    Questo viaggio mi ha insegnato a nn aver paura del domani.
    Le mie vacanze le passo nel mio orto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.