Professione Impaginatore Editoriale: Tutto quello che devi sapere

Che cosa è l’impaginazione libri e come funziona? Come si diventa grafici editoriali e quanto si guadagna? Quali sono le differenze tra impaginazione cartacea e impaginazione ebook?
Che tu sia uno scrittore indipendente che desidera chiarirsi le idee su questo step fondamentale del processo editoriale, o che tu sia in cerca di informazioni su come avvicinarti a questa interessante professione, mettiti comodo e aguzza le orecchie.

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Impaginazione libri, questa sconosciuta

Molti autori che aspirano alla pubblicazione nemmeno sanno che esiste. Come se un libro, una volta corretto, potesse diventare un libro di carta e inchiostro così, magicamente, in virtù di qualche strana congiunzione astrale.
Eppure senza l’impaginazione i libri non esisterebbero. Senza l’impaginazione, un libro non sarebbe libro ma solo un manoscritto destinato a vorticare eternamente nel mondo delle idee platoniche senza mai planare sugli scaffali di una libreria.
Di quel lungo processo creativo che dall’ideazione di un libro conduce alla sua pubblicazione, l’impaginazione editoriale è forse l’anello più bistrattato e dimenticato. È arrivato il momento di ridarle la dignità che merita.

Per farlo, ho deciso di rivolgere qualche domanda a una impaginatrice freelance professionista che questo mestiere lo conosce come le proprie tasche perché gli ha dedicato tutta la sua vita professionale e ancora continua a farlo.
Collaboro con Danila dai tempi preistorici in cui editavo libri sepolta in un ufficio della campagna romagnola e l’ho sempre stimata enormemente perché, in un mondo di professionisti improvvisati e arraffoni, chi si fa portavoce di valori come la cura dei dettagli, l’affidabilità e la qualità a 360° andrebbe a mio parere protetto dall’Unesco.[pullquote]Senza un impaginatore al suo fianco un editor è come un tramonto senza una Dorada: un’occasione persa[/pullquote]

La stimo così tanto da averle chiesto, qualche tempo fa, di continuare a collaborare con me anche adesso che l’ufficio è solo un ricordo e macino parole dalla mia scrivania affacciata sul mare di Las Puntas, completando con la precisione e l’attenzione che le è propria il mio lavoro di editor e ghost writer. Perché senza un impaginatore al suo fianco un editor è come un tramonto senza una Dorada: un’occasione persa.

In questa intervista Danila ci racconta, nel suo modo sincero e senza fronzoli, il mestiere di impaginatore editoriale. Un mestiere affascinante e molto complesso, fatto di sudore, orari evanescenti e qualche grasso rospo da ingoiare, ma anche colmo di passione, soddisfazione e collaborazioni solide come il cemento.
Un mestiere che, come molti altri che ruotano attorno al fragile mondo dei freelance, da anni è costretto a sgomitare per la sopravvivenza all’interno di un mercato perso dietro l’eterno gioco al ribasso, come se tariffe ridicole e qualità potessero in qualche modo andare d’accordo.
Ma si sa, conoscere il nemico è già un po’ ucciderlo e per chi sogna di avvicinarsi al mondo dell’impaginazione editoriale spira un vento di novità, che scivola via dal panorama editoriale tradizionale per aprirsi alle nuove opportunità offerte dal web.

Grafico editoriale: intervista a Danila Ganzerla

1. Partiamo dalle basi. Ci spieghi in due parole che cos’è l’impaginazione di un libro?

L’impaginazione è la fase direttamente successiva all’editing e consiste nell’“impacchettare” il libro nel formato corretto, cartaceo o digitale che sia, per essere stampato.
Più nello specifico, impaginare significa strutturare le pagine seguendo le basi delle norme editoriali, o quelle dell’autore in caso di libri autopubblicati, utilizzando un programma d’impaginazione professionale come Indesign.

2. Come si diventa impaginatore editoriale?

Si diventa impaginatore frequentando scuole specifiche o corsi professionali, come il Corso di Laurea triennale in Grafica di Firenze o la Scuola di Graphic Design della Mohole, forse la migliore in assoluto in Italia.
Il limite di queste scuole però è tendono a formare persone che, una volta uscite, saranno in grado quasi sempre di gestire solo piccoli lavori, a meno che la teoria appresa sui banchi non venga affiancata da un approfondito lavoro pratico. La teoria, infatti, è solo una faccia della medaglia. L’altra è la pratica, che si apprende esclusivamente “sulla strada”, negli anni, lavorando possibilmente a fianco di persone già formate.[pullquote]L’impaginazione è la fase direttamente successiva all’editing e consiste nell’“impacchettare” il libro nel formato corretto per essere stampato[/pullquote] Per come la vedo io, il modo migliore e veloce per imparare questo mestiere non è frequentare una scuola ma cominciare dalla gavetta all’interno di un’azienda grafica ben consolidata, proprio come è capitato a me.
La scelta di diventare impaginatore editoriale freelance è personale. Io ad esempio ho lavorato per molto tempo nell’azienda artigianale che avevo creato ma da qualche anno ho preferito cederla e continuare come libera professionista.

3. Impaginazione libro cartaceo e impaginazione ebook: somiglianze e differenze

Qualora ci sia bisogno di impaginare il libro in entrambi i formati, l’impaginazione del cartaceo e l’impaginazione dell’ebook si fanno contemporaneamente. Vale a dire che, impaginando la versione per la stampa, sulla base di regole precise, posso al contempo ottenere anche la versione per l’ebook.
Il risultato è molto simile, si tratta solo di due impaginazioni destinate a mezzi di lettura differenti.
A cambiare è la “struttura” dell’impaginazione: fissa quella tradizionale, “liquida” (ovvero in grado di adattarsi al dispositivo di lettura) quella dell’ebook.

4. Impaginazione fai da te: possibilità o follia?

Il “fai da te” ha rovinato il mercato per i veri professionisti del settore. C’è molta gente che pensa di essere in grado di fare qualsiasi cosa solo per il fatto di avere un computer a disposizione, ma non è così.
Se non si conoscono meticolosamente le basi dell’editoria e del processo di stampa non si possono ottenere risultati soddisfacenti. Un’impaginazione fatta da un professionista fa sempre la differenza e il cliente, malgrado quello che si pensa, lo percepisce.

5. Grafica editoriale: quanto conta la creatività personale nel tuo lavoro e quanto invece il rispetto delle regole?

Dobbiamo distinguere tra creatività e impaginazione: la prima si occupa della progettazione, la seconda della realizzazione del progetto. Non sempre un buon impaginatore è anche un buon progettista e viceversa.
Solitamente le case editrici hanno i progettisti al proprio interno, mentre per l’impaginazione spesso si rivolgono a grafici esterni.

6. Quanto guadagna oggi un impaginatore?

Il mio riferimento, ripeto, è quello dell’editoria tradizionale e in questo settore, mi duole dirlo, il mercato attuale costringe a lavorare molte ore per poter arrivare a fine mese, considerando anche gli elevati oneri tributari a cui un freelance è soggetto. Ma ogni libro è a sé e per fortuna lo è anche ogni cliente.

7. Quanto costa impaginare un libro e quali sono le variabili che incidono in un preventivo?

Non ci sono parametri specifici in assoluto per determinare il costo dell’impaginazione di un libro perché dipende da svariati fattori: dal tipo di struttura alle tabelle, dal numero di immagini alla presenza di note.[pullquote]È logico e doveroso che la qualità sia premiata dal giusto riconoscimento economico[/pullquote] Ma soprattutto il costo dipende da chi commissiona il lavoro. Mi spiego meglio: un editore che ha una storia professionale alle spalle richiede in genere una buona professionalità, mentre un editore medio si accontenterà di una qualità inferiore.
È logico – e doveroso – che la qualità abbia un maggiore riconoscimento economico. Questo vale sia per l’impaginazione tradizionale che per l’impaginazione di ebook.

8. Chi sono i tuoi clienti? Lavori più con case editrici o con privati?

Per il 98% lavoro con case editrici.

9. Come trovi i tuoi clienti?

I miei clienti sono quasi tutti editori con cui collaboro da molti anni, per cui non ho mai avuto davvero il problema di trovarne di nuovi.
Qualche cliente arriva anche attraverso il passaparola, mentre sia sui marketplace che su LinkedIn non ho mai ricevuto alcuna proposta di collaborazione.

10. Oltre all’impaginazione di libri, di quali altri servizi ti occupi?

Non sono solo impaginatrice ma anche grafica editoriale, perciò sono in grado di gestire qualsiasi tipo di lavorazione, dalla ideazione e creazione di copertine per libri all’impaginazione di brochure e riviste.

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11. Come è cambiato il tuo lavoro nel corso degli anni?

È cambiato enormemente, in quanto troppi impaginatori “fai da te” si sono immessi nel mercato, abbassando notevolmente sia il livello qualitativo che quello retributivo. Ti faccio un esempio: nei primi anni del 2000 una pagina di una guida di italiano per insegnanti mi veniva pagata dall’editore 11,00 € a pagina, oggi la stessa guida aggiornata è pagata 3,00 €.
Questo discorso vale paradossalmente più per il settore dell’editoria tradizionale, che teoricamente dovrebbe essere quello più “protetto” e tutelato, rispetto a quello dei privati dove è ancora possibile, scegliendo i canali giusti, farsi pagare per quello che si merita.

12. C’è una cosa che eviteresti volentieri del tuo lavoro?

Dopo tanti anni posso affermare tranquillamente che non c’è più nulla che mi spaventi o che non mi piaccia particolarmente.
Per chi inizia, invece, credo che l’incubo più grosso sia quello della tipografia, perché anche se visivamente hai fatto un buon lavoro non vuol dire che sia compatibile con i parametri della stampa. E potresti dovere rimettere mano alla tua “creatura”.

13. Quali sono le 3 qualità fondamentali per fare questo mestiere?

Te ne dico quattro, se va bene lo stesso. Innanzitutto l’umiltà di apprendere da altre persone capaci.
Poi la precisione, perché l’impaginazione e la grafica editoriale vivono di dettagli e minuzie.
La terza caratteristica fondamentale è la passione per il proprio lavoro, perché senza passione non si va da nessuna parte, né in questo mestiere né nella vita in generale.[pullquote]Le qualità fondamentali di un bravo impaginatore sono umiltà di apprendereprecisionepassione e sacrificio[/pullquote]
L’ultimo elemento è il sacrificio, perché quando si prende un impegno non esistono orari o giorni festivi, quando ci sono delle scadenze queste devono essere rispettate.

14. Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere la professione di impaginatore di libri?

Gli consiglierei di evitare uno di quei corsi gratuiti che si trovano in giro, perché a mio avviso non servono assolutamente a nulla.
Gli direi innanzitutto di fare uno stage presso una tipografia e poi, se ne ha la possibilità, di fare un secondo stage in una grossa casa editrice. Ad esempio so che la Mondadori cerca periodicamente presso le proprie sedi ragazzi volenterosi di apprendere il mestiere.[pullquote]Occorre uscire dall’ottica “impaginatore-casa editrice” e aprirsi al mondo del web e del self publishing[/pullquote]
Vorrei provare però anche a dare un altro consiglio, frutto della mia esperienza più recente: guardatevi attorno, uscite dall’ottica “impaginatore-casa editrice” come se fosse l’unico binomio possibile, perché non è l’unico modo di lavorare. Si può lavorare anche in autonomia, focalizzandosi ad esempio su quel grande settore in espansione che è il self publishing.
C’è da rimboccarsi le maniche, certo, crearsi una reputazione online è tutto tranne che semplice, ma nel tempo, attraverso un sito proprio e un accurato lavoro di networking, è possibile lavorare in autonomia senza dipendere dalle case editrici e dal gioco al ribasso che negli ultimi anni sembra sempre più caratterizzare il settore.
Se fossi adesso agli inizi della mia professione, probabilmente è in quella direzione che guarderei.

 

Puoi contattare Danila attraverso il suo profilo LinkedIn o direttamente in questo sito attraverso la pagina Impaginazione libri e ebook.

4 commenti

  1. Marco

    Da 26 anni lavoro nella grafica e nella prestampa, per 4 anni e mezzo ho fatto anche impaginazione di volumi tecnici (note a piè di pagina, testatine, schemi, tabelle, ecc. a go go!) nella casa Editrice del gruppo in cui ancora lavoro (oggi 1800 dipendenti). Sto valutando l’idea di mettermi in proprio perché c’è il rischio di predere il lavoro, causa raccomandati.
    Il difficile è trovare i clienti dato che vivo in provincia.
    Qualche consiglio?

    • Gentile Marco, come vede lei è arrivato a me attraverso una ricerca organica su Google, quindi il mio consiglio per ottenere visibilità non può che essere quello di creare un sito web ben ottimizzato in ottica SEO corredato di un blog dove vengano affrontate con competenza e originalità le tematiche di grafica e impaginazione editoriale.
      Un altro consiglio che mi sento di darle è di frequentare i numerosi gruppi Facebook di lavoratori in remoto, freelance e nomadi digitali, dove le collaborazioni sono piuttosto frequenti. Poche cose sono “potenti” per trovare clienti come il networking e il passaparola.
      Anziché offrire i suoi servizi alle tradizionali case editrici potrebbe rivolgersi ai privati, il selfpublishing ha ampliato molto la richiesta di di impaginatori e grafici freelance in gamba. Potrebbe infine provare a contattare quei professionisti dell’editoria (editor, ghostwriter, agenzie editoriali ecc.) che grazie al suo apporto potrebbero ampliare la propria offerta.
      Spero di essere stata di aiuto 🙂

  2. Vincenzo Lo Cascio

    `non è chiaro ancora cosa faccia veramente un impaginatore: dispone nel testo le note? le figure? interviene redazionalmente in modo da decidere diversamente dall’autore, quali siano i capoversi ecc.??
    corregge anche il testo dal punto di vista della lingua (piccoli errori di battitura, svarioni, o altro?)

    • Ciao Vincenzo, di base un impaginatore “impacchetta” un testo affinché possa essere stampato. Si occupa inoltre di inserire immagini ed eventuali elementi grafici, come tabelle e grafici. Non corregge il testo, quello spetta all’editor, ma può occuparsi degli errori scaturiti dal processo di impaginazione stesso, come ad esempio vedove e orfani o sillabazioni non corrette, anche se in genere questo dovrebbe essere compito del correttore di bozze. I condizionali sono dovuti al fatto che non sempre le cose, nelle case editrici come nel privato, si svolgono come dovrebbero :).Spero di averti aiutato a chiarirti le idee.

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