Domenica 2 febbraio 2014 qui in Thailandia sarà giorno di elezioni. Elezioni moltro controverse, fortememente volute da una parte della popolazione thailandese e fortemente osteggiate dall’altra, al punto che nei distretti in cui si è votato anticipatamente, in alcuni casi è stato impedito agli elettori di raggiungere le cabine elettorali.
Senza addentrarmi nei dettagli di una situazione politica molto complessa che non conosco a sufficienza, riporto un articolo uscito ieri sul Bangkok Post in quella che spero essere una traduzione fedele e accurata. Lo riporto non tanto per i riferimenti alla situazione specifica della Thailandia, che forse susciterà l’interesse di alcuni, ma perché contiene degli spunti di riflessione che ritengo possano essere di ispirazione a chi come me vive con partecipazione e un pizzico di preoccupazione la nostra situazione politica, quella italiana. Ciò che rende prezioso questo articolo, a mio parere, è mostrare un punto di vista alternativo a quello di chi sostiene che per combattere un nemico occorra scendere al suo livello. Punto di vista alternativo, coraggioso e allo stesso tempo rischioso, perché richiede tempo e uno spessore sociale non indifferenti, di chi combatte qualcosa elevandosi sopra il “nemico” e mostrandosi migliore di lui.
Rispetta il mio diritto di voto
Domenica 2 febbraio, vieni a votare. Non ti chiedo di rispettare il mio voto, ma di rispettare i miei diritti democratici, uno dei quali è il diritto di voto.
La Thailandia è una democrazia anormale e corrotta, sono d’accordo. Che tu chieda a gran voce un buon governo e una democrazia migliore, anche questo mi trova d’accordo. Concordo persino sul fatto che sotto la volontà e i capricci di Thaksin Shinawatra il Pheu Thai Party (PTP, l’ultimo partito fondato dall’ex primo ministro, n.d.t.) sia una minaccia per il progresso democratico.
Così come è una minaccia per il progresso democratico il Democrat Party sotto la volontà e i capricci di Suthep Thaugsuban; questo lo metto nero su bianco, anche se qualcuno dissentirà. È questo è il bello della democrazia: non dobbiamo per forza essere d’accordo.
Ma se vuoi una democrazia migliore, allora faresti bene a comportarti come se te la meritassi, rispettando il mio voto.
Non è una maledizione né una dannazione degli dei se la nostra democrazia è corrotta e anormale. È tale perché il nostro comportamento è corrotto e anormale. Noi siamo ciò che facciamo, e ciò che facciamo collettivamente si trasforma nelle norme che regolano la nostra società.
Perciò, se vogliamo una democrazia migliore per la società thailandese, è solo attraverso il nostro comportamento e le nostre azioni che potremo costruirla.
Se accusi il Pheu Thai Party di comportarsi in modo anticostituzionale, allora dovresti comportarti tu in modo costituzionale rispettando il mio diritto di voto così come garantito dalla costituzione.
Se accusi le camicie rosse di comportarsi come criminali antidemocratici, allora dovresti comportarti come i cittadini democratici che andranno a votare domenica, anziché negare a me il mio diritto impedendomi fisicamente di raggiungere la cabina elettorale, o sottoponendomi a intimidazioni e violenze come farebbe un criminale antidemocratico qualunque.
Non sono le elezioni a fare di una democrazia una democrazia, è vero, ma ne costituiscono comunque la prima linea. Si tratta del diritto di scegliere, in altre parole della libertà, ed è questo che definisce una democrazia.
Puoi fare campagna elettorale per boicottare queste elezioni in particolare, convincere l’intera nazione che sia necessario fare le riforme prima di andare a votare. È tuo diritto e lo rispetto. Ma se vuoi una democrazia migliore, allora faresti bene a guadagnartela rispettando il mio diritto di voto.
Potresti ribattere che bloccare le urne è tuo dovere a causa della dilagante compravendita di voti nelle elezioni in Thailandia. Sono d’accordo: è mia opinione che ci sia una dilagante compravendita di voti nelle elezioni in Thailandia. Ma un’opinione e un fatto non sono la stessa cosa.
Trova le prove di questa compravendita, sottoponile a tutti gli organi di informazione statali e indipendenti, pubblicale su tutti i media locali e internazionali. Affitta una flotta di aerei e ricopri di queste prove ogni angolo del Regno di Thailandia.
Divulga. Mostra le prove. Fai crollare ogni singolo partito politico responsabile di avere comprato voti.
Ma vieni domenica. Se vuoi impedire che io metta all’asta il mio voto devi avere la prova che io, e tutti i comuni cittadini che quel giorno si recheranno alle urne, abbiamo venduto i nostri voti.
Mostrami i filmati, le registrazioni, le ricevute firmate che testimoniano che il mio voto è stato venduto e comprato. Se però queste prove non le hai, allora mettiti da parte e rispetta il mio diritto di voto.
Se chiedi una democrazia migliore, allora rispetta questa verità: in dittatura è sufficiente un’accusa per giungere a un verdetto di colpevolezza; in democrazia, un’accusa senza prove non vale niente.
Una prova inconfutabile, oltre ogni ragionevole dubbio: questo è l’onere da pagare per quella democrazia migliore che vuoi.
Rispetto il tuo diritto di chiedere che il Pheu Thai sia bandito dalla politica. Rispetto il tuo diritto di sottoporre la tua richiesta al processo democratico. Sono d’accordo anche su questo e ti suggerisco di fare lo stesso con il Democrat Party.
Il punto è: rispetto il tuo diritto. Tu rispetterai il mio e quello degli altri?
Questa domenica una persona sceglierà di votare e un’altra si rifiuterà di farlo. Anche se non sono d’accordo tra loro, entrambe rispetteranno il diritto dell’altra di fare la propria scelta. Queste due persone sono l’esempio di ciò che è una democrazia migliore.
Una democrazia migliore è costruita dagli atteggiamenti e dalle azioni dei singoli cittadini unite all’interno di una sistema culturale collettivo. Sarà il nostro comportamento a decidere se riusciremo a realizzarla o no.
Ciò che facciamo alla Thailandia lo facciamo a noi stessi. La scelta è nostra.